Volo Mosca-Bologna salta la coincidenza: la compagnia aerea dovrà risarcire i passeggeri rimasti “prigionieri” nell’hotel in Russia

L’ordinanza della Cassazione, lesi diritti costituzionali. La compagnia aveva negato il risarcimento. Ora paga danni patrimoniali e non ai viaggiatori bloccati per 24 ore che non possono lasciare le camere né fruire dei servizi, mangiano con un cestino per la colazione

Volo Mosca-Bologna salta la coincidenza: la compagnia aerea dovrà risarcire i passeggeri rimasti “prigionieri” nell’hotel in Russia

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Per la Cassazione lesi i diritti costituzionali. Scattano anche i danni non patrimoniali per i passeggeri dell’aereo rimasti “prigionieri” in Russia per ventiquattro ore dopo che è saltata la coincidenza del volo internazionale. A pagare è la compagnia che, per evitare che i clienti s’imbarchino con la concorrenza, costringe i viaggiatori a pernottare in hotel. Ma senza che possano uscire dall’albergo, perché non hanno i documenti: devono restare in camera senza poter fruire dei servizi dell’albergo e per mangiare devono contentarsi di un cestino per la colazione. Il risarcimento scatta non solo per l’inadempimento del contratto di trasporto ma anche per la lesione del diritto costituzionale della libertà di circolazione. È quanto emerge dall’ordinanza 10178/2023 pubblicata il 17 aprile 2023 dalla terza sezione civile della Cassazione. Diventa definitiva la condanna inflitta al vettore aereo: pagherà 616 euro di risarcimento ciascuno alla coppia emiliana protagonista di un’odissea al ritorno dalle Maldive. Tarda di ventiquattro ore la seconda tratta del volo, fra Mosca e Bologna. Giunti allo scalo intermedio di Sheremetyevo, nei pressi della capitale russa, i viaggiatori restano per un giorno in hotel a spese della compagnia. Ma oltre a non restare bloccati in albergo non possono mettersi in contatto con casa perché risulta loro precluso l’accesso a ogni sistema di comunicazione internazionale. E per mangiare sono costretti a farsi bastare il cestino “elargito” dalla compagnia perché non possono utilizzare le parti comuni dell’hotel né i servizi pure offerti della struttura. Per gli Ermellini, inoltre, di cui ha scritto il sito Cassazione.net, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, quel poco di bevande e alimenti è servito senza assumere informazioni su eventuali allergie e intolleranze alimentari, tanto che la signora resta a digiuno perché i prodotti non sono compatibili con le sue esigenze. Non si applica la convenzione di Montreal, non ratificata dalla Russia, né il regolamento europeo 261/04. Ma anche in base alla convenzione di Varsavia del 1929 il vettore è condannato a pagare per il trattenimento forzata prima in aeroporto e poi in hotel: si configura la violazione di diritti inviolabili della persona tutelati dagli articoli 13 e 15 della Costituzione.

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