Tirreno, avvistato un esemplare di squalo verdesca a riva tra Lavinio e Lido dei Pini nel tratto di mare tra Anzio e Ardea
Al di là dello spavento che al momento può provocare, non c’è quindi nulla da temere

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Insolito avvistamento nel Tirreno a pochi metri dalla riva nelle acque tra Lavinio e Lido dei Pini, altezza Depuratore a 15 metri dalla riva del tratto di mare tra Anzio e Ardea. Il 30 aprile 2025 alle ore 13:20 uno squalo, lungo più di 2 metri, è stato avvistato a riva, mentre nuotava in 30 cm di acqua, apparentemente a rischio spiaggiamento, per qualche minuto. Uno spettacolo insolito ripreso con il cellulare dai presenti, con le immagini che hanno fatto il giro delle chat. Si tratta al 99% di una verdesca, commenta la D.ssa Diana D’Agata, Veterinary Surgeon in UK, esperta di specie sensibili. “Non è inusuale incontrarle sotto costa, è lo squalo più comune nel nostro mare e per diverse ragioni questa e altre specie si avvicinano sovente a riva, soprattutto adesso, con l'attività umana limitata, e lo squalo verdesca non è assolutamente pericoloso per l’uomo. Al di là dello spavento che al momento può provocare, non c’è quindi nulla da temere” ha inoltre chiarito. Pur con la sua enorme bocca, si nutre principalmente di piccoli pesci e calamari. La loro lunghezza può arrivare fino a 3 metri, eccezionalmente anche a 4. Possono vivere fino a 20 anni. Nello specifico lo squalo è stato fotografato nel tratto di mare tra Lido dei Pini e Lavinio. Per la precisione sul lungomare delle Sterlizie, nel territorio del comune di Anzio. Al termine di una lunga schiera di villette fronte mare, dove finisce la strada, sfocia un canale, conosciuto come “fosso del depuratore”, proprio perché è vicino ad un impianto di depurazione delle acque. Siamo proprio a metà strada tra gli agglomerati di Lavinio e di Lido dei Pini. La foto della verdesca è stata scattata proprio in quel punto. L’esemplare si è avvicinato alla riva, fino a 5-10 metri, secondo le testimonianze di chi l’ha visto. Quindi è risultato ben visibile, anche se in quel momento in acqua non c’era alcun bagnante. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la presenza di questi pesci pelagici vuol testimoniare che tutto l’ecosistema marino delle coste laziali è in buono stato. C’è presenza di piccoli pesci e altre specie che, secondo lo schema della catena alimentare, attirano i predatori più grandi, appunto squali verdesche e delfini. Per dirla semplicemente: “il mare è pulito”. Come tutte le specie di squalo, anche quella della verdesca sta vedendo sempre più una forte diminuzione del numero degli esemplari. Oltre ai problemi dell’inquinamento, accade spesso che restino coinvolti nelle operazioni di pesca effettuate dall’uomo. Non esiste una vera pesca alla verdesca, poiché la carne di questo pesce non è tra le più pregiate. Si stima comunque che durante le operazioni di pesca ogni anno ne vengano uccisi tra i 10 e i 20 milioni di esemplari. Alle volte sono cacciati per semplici motivi ludici. Li ritroviamo in quasi tutti i mari del mondo, Mediterraneo compreso. Secondo gli esperti per quanto riguarda la specie delle verdesche, che viene conosciuto come squalo azzurro o blu, i casi registrati di attacco all’uomo in tutti i mari del mondo sono appena 10 fin dal 1900. Visto il bassissimo numero di casi, lo stesso sito tende ad ipotizzare che si possa anche trattare soltanto di errore umano nell’identificare la specie di squalo autore dell’attacco. Gli attacchi registrati sono stati: 2 sulle coste statunitensi dell’Oceano Pacifico, 1 sulle coste statunitensi dell’Oceano Atlantico, 2 nel Golfo del Messico, 1 nel Golfo del Bengala, 2 tra Australia e Nuova Zelanda e 1 soltanto nel Mar Mediterraneo. Per essere precisi, quest’ultimo è avvenuto nel 1986 sulle coste francesi, nel Golfo del Leone, cioè quello tra Marsiglia e Perpignan e l’esito non è stato fatale per l’uomo.