Spionaggio industriale in crescita dell'800%. Danni per 50 miliardi solo in Germania. Spy story dalla Ducati alla Ferrari al prototipo di scarpe Made in Italy

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Un clima da “guerra fredda” spira sul sistema industriale nazionale ed europeo. Sembra, infatti, di essere ritornati agli anni 80, questa volta non per il dominio sul mondo da parte delle due superpotenze dell’epoca, ma per i segreti delle aziende, piccole o grandi che siano e per mettere le mani sui sistemi di produzione e l’originalità dei prodotti attraverso l’acquisizione di dati relativi a brevetti e processi industriali.
Non lo diciamo noi, ma già l&\#39;osservatorio nazionale per la sicurezza informatica di Yarix con sede vicino Treviso ha potuto appurare che gli attacchi informatici ad aziende e privati in tutto il mondo sono in continuo aumento ed in molti si stanno attrezzando per proteggersi: tra bonifiche ambientali in azienda, strumenti di videosorveglianza e miglioramenti degli apparati di sicurezza informatici. E proprio in data odierna il Ministro degli Interni Federale della Germania, Hans-Peter Friedrich, nel corso di una conferenza economica a Berlino ha sottolineato come attraverso lo spionaggio industriale nella sola Germania, secondo stime, l’economia riporterebbe una perdita annuale di circa 50 miliardi di euro.
Inoltre, secondo quanto rilevato dall’Osservatorio veneto per la sicurezza informatica, la sottrazione di informazioni strategiche ai danni delle sole aziende del settore produttivo con sede nel nord-est italiano, nel corso dello scorso anno, è aumentata di oltre l’800%.
Tali attacchi, e questa è un’ipotesi condivisa tra gli esperti del settore, sarebbero permessi dal fatto che molte imprese sono mal equipaggiate contro le intrusioni esterne.
Tra le cause più significative che contribuirebbero alla crescita delle attività di spionaggio industriale vi è la crisi globale ormai permanente nella quale i soggetti economici sono impegnati a sottrarre al concorrente quanto più possibile al fine di incrementare, anche di poco, i propri profitti.
E per fare ciò tutto ogni strumento è utile: dalle microspie impiantate in accessori comuni, software spia installati di nascosto sui cellulari dei concorrenti, videocamere nascoste, attacchi informatici e chi più ne ha più ne metta.
È noto che lo spionaggio industriale rappresenti un reato che esiste da sempre ma, come detto, proprio a causa della crisi sembra essersi acuito, anche in ragione dell’aumento di numerosi casi di infedeltà del personale interno alle aziende. Il timore di licenziamenti facili o di provvedimenti di mobilità mettono a dura prova anche i dipendenti che, sentendo sottostimate le proprie competenze o in alcuni casi per vendetta nei confronti dell’azienda, utilizzano la possibilità di accedere a dati ed informazioni importanti per poterli rivendere o sfruttarli ai propri scopi. Un&\#39;altra ragione nella crescita sta nella relativa facilità con cui possono essere sottratti dati dai sistemi informatici attraverso opere di hackeraggio. In tal senso, le autorità di sicurezza tedesche hanno precisato come la maggior parte degli atti di spionaggio industriale provenga da Russia e Cina.
Se però la Germania, come annunciato dallo stesso ministro tedesco si sta attivando per coadiuvare una strategia di protezione contro gli attacchi di spionaggio insieme a Governo federale e organizzazioni che si occupano di sicurezza entro il 2015, Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, rileva come in Italia non ci si stia preoccupando del problema attraverso un’opera d’intervento sistemico di affiancamento e sostegno delle imprese da parte del governo che potrebbe limitare i danni contro questa piaga che potrebbe sottrarre le ultime risorse disponibili in termini di idee e know how alle nostre imprese già stremate dalla crisi e dalla concorrenza spietata degli altri paesi.
 

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