Rubato e fuso il braccialetto di un faraone di 3000 anni fa, scomparso dal museo del Cairo

Il braccialetto mancante, fatto d'oro e intarsiato con lapislazzuli, apparteneva ad Amenemope, un faraone della XXI dinastia egizia che regnò dal 993 al 984 a.C.

Rubato e fuso il braccialetto di un faraone di 3000 anni fa, scomparso dal museo del Cairo

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Un'insostituibile reliquia dell'era faraonica, il braccialetto d'oro del faraone Amenemope è irrimediabilmente perduto. Il gioiello, risalente a circa 3.000 anni fa, scomparso dal laboratorio di restauro del museo egizio, situato in Piazza Tahrir al Cairo., all'inizio di settembre, è stato rubato e fuso. La perdita culturale è particolarmente grave, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, poiché l'incidente è avvenuto poche settimane prima dell'apertura prevista del prestigioso Grand Egyptian Museum vicino alle Piramidi di Giza, un prestigioso progetto dedicato all'antico patrimonio del Paese e destinato a fungere da importante attrazione turistica e da importante fonte di valuta estera. L'inaugurazione del Grand Egyptian Museum era originariamente prevista per luglio 2025, ma a causa della situazione di tensione in Medio Oriente, l'inaugurazione è stata posticipata all'ultimo trimestre del 2025. Il Ministero del Turismo e delle Antichità punta ora a una nuova data: novembre 2025. Alla sua apertura, il museo sarà considerato il più grande museo archeologico del mondo, con oltre 50.000 reperti, e presenterà il patrimonio culturale dell'Egitto, compresi i tesori completi della tomba di Tutankhamon, su un'area di circa 50 ettari. Inizialmente, il Ministero delle Antichità e del Turismo aveva segnalato solo la scomparsa del prezioso manufatto. Il gioiello, ornato con le caratteristiche perle di lapislazzuli (una pietra semipreziosa blu), risaliva al Terzo Periodo Intermedio (1070-664 a.C.) e apparteneva al faraone che governò l'Egitto intorno al 1000 a.C. Il 9 settembre, il personale ha scoperto che il braccialetto era scomparso da una cassaforte presumibilmente sicura nel laboratorio di restauro. Tuttavia i funzionari hanno ritardato la pubblicazione dell'incidente per garantire agli investigatori "un ambiente di lavoro adeguato". Dopo la scoperta del furto, le autorità hanno immediatamente reagito istituendo una commissione speciale per esaminare tutti i reperti presenti nel laboratorio interessato. Per timore di contrabbando all'estero, le immagini del gioiello mancante sono state inviate a tutte le unità di antichità presenti negli aeroporti, nei porti e nei valichi di frontiera egiziani. L'indagine del Ministero dell'Interno ha infine identificato un restauratore di un museo come il principale sospettato. Aveva rubato il prezioso pezzo e lo aveva venduto a un mercante d'argento. Da lì, il braccialetto era stato portato in un laboratorio nel tradizionale quartiere orafo del Cairo, dove il proprietario lo aveva infine consegnato a una fonderia d'oro. La fonderia aveva fuso il manufatto storico insieme ad altri oggetti metallici, distruggendo così irrimediabilmente un pezzo di cultura mondiale. Secondo il Ministero, tutti i soggetti coinvolti nell'aggressione culturale sono stati arrestati. Le autorità hanno anche confiscato il ricavato della vendita, pari a circa 4.000 dollari, una cifra irrisoria.

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