RIPENSARE LA SANITA’ SALENTINA ALLA LUCE DELL’EMERGENZA (NON SOPRATUTTO) COVID

AL CENTRO DELLA NUOVA OSPEDALITA’ E DI UN UNICO PS/DEA – NEL FRATTEMPO AREE GRIGIE NEI REPARTI CHIAVE, L’IMMEDIATA ISTITUZIONE DI UNA OBI E MEDICINA D’URGENZA E DELLE LUNGODEGENZE - IL NODO DEL PRECARIATO E LA MESSA A REGIME DEL NUOVO CCNL - LE PROPOSTE DI FVM-FISMU 18-05-2020

RIPENSARE LA SANITA’ SALENTINA ALLA LUCE DELL’EMERGENZA (NON SOPRATUTTO) COVID

Dettagli della notizia

L’emergenza Covid-19 -ma oggi Emergenza essenzialmente non Covid - ha accentuato le gravi difficoltà, già precedenti in cui versa la presa in carico e la riposta sanitaria e di bisogno di salute di un territorio che conta quasi un milione di residenti.

Dalle macro-scelte, alla gestione quotidiana, assistiamo ad una sorta di rassegnazione circa la speranza che i veri nodi clinico-organizzativi gestionali vengano affrontati ed avviati a possibili soluzioni.

L’idea di un uomo solo al comando e le scelte operate, confliggono e mortificano le competenze intermedie inascoltate, con la conseguenza che le difficoltà si avviluppano in una spirale negativa producendo un lavoro medico-clinico-assistenziale sempre più stressante, frustante sul piano del rischio clinico e medico-legale per il personale sanitario. Soprattutto in alcuni settori, come il Ps e le aree mediche sempre più sottoposte a pressioni altissime, scaturenti non solo dall’affrontare la pandemia Covid e correlati, ma soprattutto dal ritorno di una grande affluenza di accessi non Covid (molti sempre inappropriati) a fronte di una decurtazione dei posti letto – già insufficienti in era Precovid.

Mentre, per contro, bellamente convivono sacche aziendali, quanto non interi ospedali, nullafacenti o quasi, improduttivi, con interi reparti vuoti e personale medico-infermieristico che esercita la propria presenza senza svolgere il proprio lavoro: c’è un caso ad es Copertino fermo da mesi. Fra queste, inutile nascondersi dietro un dito, anche una ridondanza di Strutture Direzionali-amministrative che nelle precedenti bozze sulla implementazione della Dipartimentalizzazione aziendale si conferma.

Non è mai stato possibile confrontarsi in misura e modo proficuamente costruttivo fra chi sà perché conosce il proprio lavoro e chi presume di conoscerlo.

Il moud che si respira fra i dipendenti di questa azienda è di distanza con i vertici aziendali. A volte anche un semplice gesto come una pubblica lettera di incoraggiamento e ringraziamento in tempi di pandemia, rischi e sacrifici non avrebbe che fatto piacere. Ma tant’è….

- LA PERDURANTE DIFFICOLTOSA ATTIVITÀ RICOVERIALE ED IL NODO DELLE AREE GRIGIE- LA NECESSITA’ DI REGOLE E PRASSI BEN DEFINITE- Resta il problema principale a fronte di una percentuale di ricoveri (forse l’unica misurazione documentabile fra le performance aziendali) che resta tra le più oggettivamente basse confrontate con gli standard nazionali e regionali.

Ma quel minimo di necessità di ricoveri resta bloccata sia per la riduzione oggettiva dell’offerta di posti letto soprattutto in area medica per il necessario distanziamento, ma anche per il blocco delle extralocazioni, da sempre prassi necessaria per far fronte alla carenza strutturale di posti letto e che in ogni caso non risponde ad una moderna ed efficiente gestione ricoveriale.

Per la Pneumologia, soprattutto in tempi di covid-19 da una previsione di 40 posti letto si è ora ridotta drasticamente sull’intero ambito aziendale a soli 20 (per le chiusure delle pneumologie di Gallipoli e Galatina).

Resta critica inoltre la stessa gestione pre-ricoveriale. Sia per un difensivismo a volte incomprensibile quanto paradossale (pz acuti cardiologici, chirurgici, neurologici, intensivi ecc che necessitano di cure immediate ed indifferibili) che rischiano in emergenza per l’ostinata pretesa di acquisire il tampone (che medialmente richiede 10-15 ore di processazione per l’esito).

Ma tutto questo soprattutto per non essere addivenuti alla proposta di creare delle aree grigie per le principali aree ricoveriali o di una adeguata area grigia multidisciplinare con l’assenza di protocolli stringenti intraospedalieri e dal territorio (118) sulla gestione sospetta Covid.

-Di contro la necessità di guardare al futuro per meglio definire la pianta organica di posti per lungodegenti che resta il punto chiave per affrontare da subito e nel post covid il principale target clinico-assistenziale: quello di una popolazione anziana e pluripatologica.

-STABILIZZAZIONE DEL PRECARIATO MEDICO- Non abbiamo dati ed informazione se si è proceduto alla ricognizione del personale medico e non ai sensi del combinato disposto dei commi 1 e 11 dell’art. 20 del DLG 75 del 2017 (Legge Madia) ripreso e modificato dal DLG del 30 Dicembre 2019, convertito nella Legge n. 8 del Febbraio 2020. La scrivente Organizzazione sindacale ha già espresso la necessità di prendere in carico la problematica (già peraltro fatta propria dalla Regione Puglia) per una platea complessiva nel Leccese di diecine di medici. Richiediamo che su questo l’Azienda dia corso all’istruttoria necessaria per avviare quanto prima le relative procedure concorsuali di stabilizzazione della componente medica precaria.

-PREMIALITA’ E MESSA A REGIME DEGLI ADEGUAMENTI DEL NUOVO CCNL- A differenza di quanto avvenuto in altre Regioni, i Dirigenti medici del Vito Fazzi non hanno avuto alcun riconoscimento sia per il disagio e rischio da esposizione Covid-19 (altro che eroi), ma anche quanto dovuto contrattualmente su quelle voci del disagio come i turni notturni, la graduazione delle funzioni (adeguamenti all’anzianità di servizio e di incarichi) operativi dal gennaio scorso e di cui non c’è alcuna indicazione certa sui tempi di adeguamento ed erogazione.

-PROSPETTIVE DELLA SANITA’ SALENTINA CON E SENZA COVID- Se lo chiedono i medici e l’intera platea degli utenti. In quale direzione si viaggerà e per quali obiettivi? Come tutte le CRISI nella fattispecie Covid, lo sbocco può essere di cogliere le opportunità (sostanziate peraltro da cospicui finanziamenti in arrivo) o sprofondare in se stessi e con essa la vocazione intensivistica del DEA rinviata a futura memoria, I punti chiave su cui si spera di ottenere qualche riscontro restano:

1) Riunire al DEA tutta l’attività di Pronto Soccorso con attorno le relative specialità intensive entro il prossimo mese di Luglio. Per una moderna e più sicura garanzia verso i pazienti e gli stessi operatori sanitari, che già oggi, è in gran parte Covid-free.

2) Reindirizzare, previa la definizione di adeguati protocolli la non intensità e la non complessità verso gli altri Pronto Soccorsi con una più accurata selezione dei casi ed indicazioni sanitarie per l’utenza.

3) Affermare il concetto di un sistema e Reparto di Emergenza-Urgenza strategico per la tenuta del livello di efficienza dell’intero Ospedale, mai emersa e che continua a faticare a farsi strada nelle valutazioni aziendali. C’è stata e lo e’ sempre presente la necessita’ indifferibile di una Osservazione Breve Intensiva e di una Subintensiva, la Medicina d’Urgenza

E’ ovvio che la programmazione sia l’elemento decisivo ed il governo clinico non dovrebbe trovarsi impreparato per il transito da una sanita’ reale (il giudizio dell’utenza fra tutte) ad una sanita’sostenibile. Quali sono state e sono le difficoltà per il suo transito? E’ lecito aspettarsi delle risposte.

Dr. Raffaele Gaudio – Responsabile nazionale FISMU-PS – Segreteria aziendale FVM-FISMU Asl Lecce

Immagini della notizia

Documenti e link

X