Primo trapianto di organo con gruppo sanguigno modificato

Un enzima che modifica il gruppo sanguigno promette di eliminare il criterio di compatibilità più elementare per i trapianti

Primo trapianto di organo con gruppo sanguigno modificato

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Per la prima volta, i ricercatori hanno modificato un trapianto di rene umano per renderlo compatibile con qualsiasi gruppo sanguigno, uno sviluppo che promette di alleviare il problema scottante della carenza di organi. Un primo trapianto ha funzionato su un ricevente in stato di morte cerebrale, aprendo la prospettiva di sperimentazioni cliniche. Sia nelle trasfusioni che nei trapianti, il principale criterio di compatibilità è il gruppo sanguigno. I globuli rossi delle persone con gruppo sanguigno A o B contengono proteine ​​di superficie che possono essere riconosciute come antigeni e distrutte dal sistema immunitario del ricevente se ha un gruppo sanguigno diverso. L'eccezione sono le persone con gruppo sanguigno 0, che non producono gli antigeni A o B e sono donatori universali di sangue. Tuttavia, non sono donatori universali di organi. Nel caso dei trapianti, la questione della compatibilità è più complessa e coinvolge gli antigeni di superficie non presenti nel sangue, ma nelle cellule dei tessuti, con il sistema antigenico HLA che riveste la massima importanza. E, anche nel fortunato caso di compatibilità, nella maggior parte dei casi i riceventi devono assumere farmaci immunosoppressori. Tuttavia, il nuovo approccio potrebbe eliminare il criterio di compatibilità più elementare nei trapianti e aumentare l'accesso alla scarsità.degli organi. Il team di ricerca, diviso tra Canada e Cina, ha utilizzato uno speciale enzima che rimuove gli antigeni A dalla superficie delle cellule, che vengono poi convertiti nel gruppo O. L'enzima, somministrato a un rene di un donatore, è stato trapiantato in un uomo di 68 anni a Chongqing, in Cina. L'organo ha funzionato per due giorni prima di mostrare segni di rigetto, sebbene abbia continuato a produrre urina per sei giorni, come riportato dai ricercatori su Nature Biomedical Engineering. Tuttavia, è probabile che l'enzima debba essere testato su più individui con morte cerebrale prima di essere trasferito a persone viventi, un processo che solitamente richiede anni. Se i risultati saranno positivi, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il metodo potrebbe rivelarsi particolarmente importante per i pochi pazienti che attualmente sono costretti a ricevere reni o altri trapianti da donatori viventi con un gruppo sanguigno diverso, una procedura rara che richiede mesi di preparazione con potenti farmaci immunosoppressori, che vengono assunti per tutta la vita e aumentano il rischio di gravi infezioni. Se il gruppo sanguigno non ha più importanza, basterà una più lieve immunosoppressione.

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