Pesce chirurgo originario dell’Indopacifico, è stato segnalato per la prima volta in acque italiane

Una nuova specie aliena nei mari italiani

Pesce chirurgo originario dell’Indopacifico, è stato segnalato per la prima volta in acque italiane

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I mari italiani hanno un nuovo abitante: per la prima volta in acque italiane, precisamente lungo la costa ragusana, a Torre di Mezzo, è stato avvistato e identificato un pesce chirurgo (Acanthurus xanthopterus) finora sconosciuto nelle nostre acque. La specie, originaria dell’Indo-Pacifico tropicale, è un pesce osseo marino appartenente alla famiglia Acanthuridae. L’avvistamento rappresenta il primo ritrovamento ufficiale di questa specie nelle acque italiane. Questa specie popola vari ambienti, dai fondi duri sia rocciosi che corallini alle zone sabbiose alle lagune. Preferisce ambienti protetti e con una buona profondità dell'acqua ma talvolta anche sul margine esterno delle barriere coralline. I giovanili preferiscono acque torbide e poco profonde e sono comuni negli estuari. Sebbene non siano ancora stati documentati impatti significativi della sua presenza nel Mediterraneo, è possibile che il nuovo arrivato possa entrare in competizione con le specie autoctone per spazio e risorse, come già accaduto con altre specie aliene. Si può trovare a profondità comprese tra 5 e 90 m, gli adulti raramente si trovano sopra i 20 metri. L'areale della specie comprende l'intero Indo-Pacifico tropicale dall'Africa orientale alle Hawaii e la Polinesia francese, a nord fino al Giappone meridionale e raggiungendo a sud la Grande barriera corallina australiana e la Nuova Caledonia. L'areale di A. xanthopterus arriva all'oceano Pacifico orientale dal Golfo di California a Panama comprese le Galápagos e l'isola Clipperton. Nel Mediterranneo e in particolare per la prima volta in acque italiane, precisamente lungo la costa ragusana, a Torre di Mezzo, è stato avvistato e identificato un pesce chirurgo finora sconosciuto nelle nostre acque. L’individuazione è avvenuta grazie a un progetto di citizen science promosso dal Museo Civico di Storia Naturale di Comiso. L’identificazione dell’animale ha richiesto circa un anno di lavoro, basandosi su analisi genetiche, morfologiche e molecolari, e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista BioInvasions Records. Secondo gli zoologi del museo, questo ritrovamento è particolarmente rilevante: è la prima volta che la specie è segnalata in Italia e nel bacino centrale del Mediterraneo, e la terza in assoluto nel Mare Nostrum. Sebbene la specie sia stata raccolta per la prima volta nel Mediterraneo egiziano solo tre anni fa, la sua presenza a Ragusa suggerisce una rapida espansione verso ovest. Questa specie, come gli altri Acanthurus, ha corpo ovale, compresso lateralmente, e bocca piccola posta su un muso sporgente; sul peduncolo caudale è presente una spina mobile molto tagliente, di piccole dimensioni in questa specie. La pinna dorsale è unica e piuttosto lunga, di altezza uniforme. La pinna anale è simile ma più corta. Ha 8 o 9 spine dorsali, 25-27 raggi molli dorsali, tre spine anali e 23-25 raggi molli anali. La pinna caudale è lunata. Le scaglie sono molto piccole. Gli adulti mostrano una evidente gibbosità frontale. La livrea è estremamente variabile, con un fondo grigiastro con toni violacei. Sull'occhio è presente una macchia gialla non così definita e a forma di banda. Le pinne pettorali sono giallo vivo nel terzo terminale e trasparenti nel resto. Le pinne dorsale e anale hanno colore giallo, con colore più vivace nella parte esterna. La pinna caudale è di colore violaceo con base bianca. I giovanili hanno linee bianche sulla dorsale e sull'anale. È riportata la taglia massima di 70 cm di lunghezza, la taglia media si aggira intorno ai 50 cm. Il pesce chirurgo, chiamato anche “pesce unicorno”, deve il nome alla sua spina affilata, simile a un bisturi, che è collocata ai lati della coda. Questa spina viene usata come arma di difesa: quando percepisce una minaccia, l’animale può scattare lateralmente verso il predatore. Questa specie è diventata familiare anche ai non esperti grazie al cinema: nel film d’animazione Alla ricerca di Nemo, Dory, la compagna di Nemo nelle avventure, è infatti un pesce chirurgo. Una delle principali cause del loro arrivo nel nostro mare, evidenzia la D.ssa Diana D’Agata, Veterinary Surgeon nel Regno Unito, esperta di fauna marina, sta in attività antropiche, come il traffico marino a causa delle acque di zavorra delle navi mercantili e delle petroliere. Queste ultime per avere stabilità in mare incamerano acqua nelle stive poi, prima di entrare nei nostri porti, rilasciano questa quantità di acqua in mare. Si tratta di acque ricche di uova, gameti, spore, organismi unicellulari e specie adulte che si insediano nel Mediterraneo, spesso trovando un ambiente favorevole con condizioni chimico-fisiche idonee, nutrimenti che derivano dalle zone produttive e una temperatura dell’acqua mite, oppure tramite corridoi artificiali come il Canale di Suez, l’acquacoltura e l’acquariofilia. È però possibile che ci siano state introduzioni indipendenti, considerata la scarsità di dati disponibili finora. Negli ultimi anni il cambiamento climatico ha favorito il successo delle nuove specie anche a causa delle temperature più elevate dei nostri mari. Alcune di queste specie possono diventare invasive e rappresentare una minaccia per l’ambiente, arrecare danni all’economia e perfino mettere in pericolo la salute umana. Per monitorare e studiare il fenomeno, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” rilanciando l’appello dei ricercatori ISPRA, invita pescatori e cittadini a segnalare eventuali avvistamenti o catture di organismi insoliti scrivendo all’indirizzo email alien@isprambiente.it e o a info@sportellodeidiritti.org, e se possibile, a conservare gli esemplari per ulteriori analisi scientifiche. Mai nella storia della terra questi cambiamenti sono stati così repentini e guidati da una sola specie, in questo caso l’uomo”. Ed è proprio l’uomo, oggi, chiamato a rimediare.

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