Multe oltreconfine, tolleranza zero per gli italiani
Beccato due volte dall’autovelox in Ticino nel giro di poche ore, non potrà più circolare in Svizzera. Un 34enne italiano residente a Bergamo è stato denunciato come pirata della strada dopo due infrazioni in Ticino

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Un altro italiano, "vittima" della tolleranza zero in Svizzera. Emblematico è il caso di un cittadino residente in provincia di Bergamo, che è stato mandato a casa a piedi dopo che giovedì all'alba a Bedretto, circolava a 110 km/h in una zona con limite 50. Poco dopo, sull'A2 a Cadempino, viaggiava a 96 km/h dove il limite era 80 per un cantiere. La Polizia cantonale ha rilevato la prima infrazione alle 5 del mattino durante un controllo della velocità. La seconda è stata registrata verso le 8.30. Gli accertamenti hanno permesso di identificare il conducente. Per lui, oltre a una sanzione esemplare, è scattato l’allontanamento immediato dal territorio svizzero. L'uomo, infatti, non potrà circolare in Svizzera, oltre ad essere stato denunciato al Ministero pubblico per grave infrazione alla Legge federale sulla circolazione, a dimostrazione di quanto sia concreto il rischio per chi decide di sfidare le regole. Una delle peculiarità che rende il sistema svizzero unico, inoltre, è la proporzionalità delle multe rispetto al reddito del trasgressore. Non si tratta di semplici cifre fisse: le sanzioni vengono calcolate in base alle possibilità economiche dell’automobilista, con l’obiettivo di rendere la punizione davvero efficace. Un aspetto spesso sottovalutato dagli automobilisti stranieri, in particolare dagli italiani che attraversano il confine, è proprio la rigidità di queste regole. La fama della Svizzera come nazione inflessibile in materia di sicurezza sulle strade non è frutto di esagerazioni o dicerie, ma una realtà ben documentata e supportata da fatti concreti. Attraversare una qualsiasi arteria stradale elvetica senza rispettare i limiti di velocità può trasformarsi in un’esperienza molto amara, sia dal punto di vista economico che personale. Tuttavia questa lunga premessa per dire che però, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, vista la frequenza delle multe e a volte i punti, non sempre pericolosi, in cui vengono installati, si ha il dubbio se ciò sia fatto solo per fare cassa.