Messina, spiaggiamento di uno squalo capopiatto (Hexanchus griseus) nei pressi del rione Paradiso

E’ probabile che questa creatura che vive a grandi profondità sia finita in una rete usata per catturare i gamberi e poi rigettata in acqua. Intervenuta la Capitaneria

Messina, spiaggiamento di uno squalo capopiatto (Hexanchus griseus) nei pressi del rione Paradiso

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Grande curiosità sulla riva del litorale di Messina nel quartiere Paradiso, dove uno squalo capopiatto, dall’aspetto preistorico, con due occhi color della giada, si è spiaggiato sull'arenile che sta sotto il distributore. Inevitabile la curiosità di alcuni bagnanti che si sono avvicinati per recuperarlo. Lo squalo spiaggiato nel pomeriggio del 17 agosto 2025 è, come riportato dalla stampa, un innocuo squalo capopiatto (Hexanchus griseus) di 200 cm di lunghezza, di sesso maschile. Poco dopo è arrivata la Capitaneria di porto. Quando lo squalo si è arenato sulla spiaggia era già senza vita e non si conoscono le cause della sua morte. Secondo la dottoressa Diana D’Agata, veterinaria ed esperta di fauna marina, è’ probabile che sia finito in una rete usata per catturare i gamberi e poi rigettato in acqua. Lo squalo capopiatto, noto anche come pesce vacca (Hexanchus griseus), non è considerato pericoloso per l'uomo. È uno squalo solitario e lento, che si nutre di una varietà di organismi marini, ma non è noto per attacchi all'uomo. E’ un pesce mediterraneo di profondità che vive a circa 500-1000 metri di profondità e raramente viene in superficie. L’esemplare spiaggiato, era prossimo alla maturità sessuale, stato che in genera si verifica in animali di oltre due metri di lunghezza. Il corpo era in discrete condizioni, non presentava ferite o abrasioni particolari. Lo squalo capopiatto non è una specie protetta. Sulla base delle osservazioni sulla sua dentatura è stata confermata la specie. Sarebbe dunque “vittima” da quella che viene definita eufemisticamente “preda accessoria”, con questo termine si indicano quelle creature marine catturate per sbaglio, anche se, come ci ricorda Jonathan Safran Foer, “non è davvero per sbaglio perché le prede accessorie sono parte costitutiva dei metodi di pesca contemporanei che generano catture abnormi con quantità di prede accessorie abnormi”. L’industria dei gamberi sarebbe responsabile del 30 per cento delle catture accessorie globali. A prescindere dall’intenzionalità, la morte di un altro grande predatore dei nostri mari rappresenta l’ennesimo duro colpo a degli ecosistemi sempre più poveri e agonizzanti. Già nel 2003 la Pew Ocean Commission segnalò il preoccupante declino dei grandi predatori marini, “abbiamo rimosso una quantità pari al 90 per cento dei grandi predatori come squali, pesce spada e merluzzi dagli oceani del mondo”. Anche nel Mediterraneo, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la scomparsa di questi animali, che si trovano al vertice della catena alimentare e svolgono un fondamentale ruolo ecosistemico, è inesorabile, minacciati dalle attività di pesca insostenibili e dalla degradazione degli habitat. Ecco il link del video a seguire, del ritrovamento di questo splendido animale è disponibile all’indirizzo: https://www.itemfix.com/v?t=ox8thk&jd=1

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