LE PROFESSIONI SANITARIE SCENDONO IN CAMPO CONTRO LA VIOLENZA

LE PROFESSIONI SANITARIE SCENDONO IN CAMPO CONTRO LA VIOLENZA

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Le aggressioni, le violenze esercitate contro chi ogni giorno spende la propria vita per aiutare, curare e salvare vite umane, tra mille difficoltà (carenze di organici, insicurezza delle strutture sanitarie, burocrazia, solitudine, criticità della sanità riservata all'urgenza e alla cura dei pazienti più fragili, richieste molteplici dei Cittadini, che invocano risposte sollecite ed adeguate, ma non sempre legittime od opportune), rimettono in primo piano problemi sanitari mai sopiti, in una situazione emergenziale e critica.

La drammatica morte della dottoressa Barbara Capovani fa ritornare in mente l'angoscia di altre vittime, rimaste per sempre nel segno del nostro territorio: Paola Labriola - barese - e Maria Monteduro – salentina - assassinate sul luogo del lavoro. La catena di violenze continua apparentemente inarrestabile: dalla Continuità Assistenziale di Sassari (assaltata venerdì scorso, sino all'Infermiera del Nido di Gallipoli, aggredita lunedì sera)

Perciò abbiamo deciso che mercoledì nella nostra provincia indosseremo una coccarda e registreremo a mezzogiorno un minuto di silenzio, qualunque lavoro stessimo svolgendo, non solo per rendere un dovuto omaggio a Barbara e a tutti i professionisti sanitari vittime di violenza, così come avviene in tutta Italia, ma soprattutto per testimoniare con forza che non sopportiamo più violenze verbali o fisiche!

Siamo infatti pronti a denunciarle in ogni circostanza (come prevede la legge), a sostenere i Colleghi che ne fossero vittime, a chiedere la presenza concreta e continua delle forze dell'ordine nei punti critici (come si è stabilito nel recente incontro presso SE il Prefetto di Lecce), siamo pronti a chiedere con forza alla Magistratura l'applicazione delle norme legali e a chi ha il compito di organizzare la “sicurezza del lavoro” (ASL, dirigenti preposti) di perseguire categoricamente, attraverso provvedimenti organizzativi, le norme di sicurezza per dipendenti e convenzionati; siamo pronti ad impegnarci con maggior forza in campagne formative del personale sanitario (come abbiamo fatto nel recente passato); siamo certi però che la risposta principale non sia militarizzare i luoghi di cura: siamo perciò attenti nel fornire tutto l'impegno culturale da dedicare ai cittadini, ai giovani, alle donne e agli studenti per far comprendere quale atroce contraddizione rappresenti il gravissimo, cinico e vile metodo di risposte violente verso chi invece dona le ore migliori della propria vita con spirito di servizio e di solidarietà verso la fragilità.Non possiamo più tacere o sopportare questo avvilimento delle nostre professioni al servizio della vita!

Donato DE GIORGI - Marcello ANTONAZZO - OMCeO Lecce OPI Lecce

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