I fondali del mare Adriatico bombardati alla ricerca del petrolio. La nave norvegese Northern Explorer sta sparando cannonate di onde sonore da 300 decibel.

La pesca è in pericolo per la fuga della fauna marina. Tempo fa lo Sportello dei diritti denunciò il triste epilogo dei Capodogli spiaggiati a causa dell’inquinamento acustico dei sonar delle navi nella ricerca di giacimenti di petrolio e di gas.

capodoglio spaggiato

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Bombardare il mare alla ricerca del petrolio. È quanto starebbe facendo nel mar Adriatico su e giù la nave norvegese Northern Explorer alla ricerca del petrolio. L'area più battuta è di fronte a Venezia e Trieste poi a sud, fino al Montenegro. Per trovare il petrolio starebbero sparando vere e proprie bombe ad aria compressa sui fondali alla ricerca dell'oro nero che sono in realtà onde sonore da 300 decibel, che rimbalzano e la cui eco rivela se c'è e dove o non c'è il petrolio. Si tratta dell'Air Gun, una tecnica molto diffusa tra chi cerca il petrolio nei fondali marini. Il rilascio improvviso di enormi bolle d'aria in profondità aiuta a rilevare la presenza di idrocarburi. Una tecnica che oltre a danneggiare il fondale, allontana i pesci, creando enormi danni all'ecosistema marino. La nave norvegese lavora per conto della Croazia, costa la bellezza di 12 milioni di euro al mese e scandaglia l'Adriatico orientale, quello che appartiene alla Croazia. Il bello è che il petrolio è stato trovato, ce n'è per una riserva di tre miliardi di barili, almeno stando alle notizie diffuse finora, ma potrebbero essercene di più. A diffondere la notizia è stato il ministro degli Esteri di Zagabria, Ivan Vrdoljar, che ha parlato di "una piccola Norvegia di gas a Nord e di petrolio a Sud che può fare di noi un gigante energetico dell'Europa". Il giacimento ammonta finora a 12 mila km quadrati. La riserva di petrolio potrà valere centinaia di miliardi di dollari. La conformazione dei fondali e l'acqua non profonda del mar Adriatico fanno sì che il petrolio potrà essere estratto con circa una ventina di piattaforme dall'Istria alla Dalmazia. Mentre si minimizza sull'impiego della tecnica "Air Gun", Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" ed i pescatori stanno sul piede di guerra. Nel 2009 siamo stati tutti colpiti dalla notizia di sette capodogli spiaggiati sul litorale della Foce Varano, tra Cagnano Varano e Ischitella a causa di uno sconsiderato sfruttamento delle risorse marine effettuato da soggetti senza scrupoli, che compiono ricerche di depositi di gas e petrolio, o da un altrettanto sconsiderato modo di gestire i traffici marini, civili o militari.. I cetacei, stretti in uno specchio d'acqua poco profondo, sono morti asfissiati per lo schiacciamento del diaframma. Va detto che questi animali, benché mastodontici, hanno organi particolarmente sensibili, che vengono disorientati, danneggiati o distrutti dalle alte frequenze o dai forti rumori provocati dalle apparecchiature utilizzate dall'uomo. E' scientificamente provato che l'utilizzo di questi dispositivi di localizzazione può provocare, in alcune specie, in particolare nei cetacei, nei mammiferi, tartarughe marine e invertebrati, oltre al già grave effetto di mascheramento, anomalie nel comportamento, perdita temporanea o permanente dell'udito, lesioni gravi e, in alcuni casi, persino la morte. Inoltre, in un altro studio condotto in Canada dal Dipartimento della Pesca del governo federale le analisi hanno dimostrato la correlazione tra questa tipologia di esplosioni, condotte nel 2001 e nel 2003 dalla Repstol e lo spiaggiamento di calamari giganti sulle coste, con seri danni agli organi interni. L'allarme è reale anche per chi, come il sottoscritto, ha a cuore la tutela dell'ambiente e delle sue risorse, anche perché c'è un altro rischio: quello che potrebbe avvenire fra qualche anno, quando aumentano i pericoli di un disastro ambientale con il traffico delle petroliere. E' necessario che tutte le autorità preposte vigilino attentamente sulla vicenda, onde evitare il ripetersi di simili fatti ed evitare lo sconsiderato sfruttamento del nostro mare, una delle ultime risorse che ci è rimasta.

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