Ennesima tragedia del mare. L'Italia dia l'esempio: dai respingimenti di Maroni- Berlusconi alla vigilanza umanitaria nel Mediterraneo

immigrati su un barcone alla deriva

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Si sono spenti lentamente per la sete, una sete amplificata dal caldo torrido degli ultimi giorni. Quindici lunghissimi giorni su un gommone che si sgonfiava al passare delle ore in balìa delle onde e delle correnti di un Mediterraneo bellissimo, ma ormai maledetto dalle centinaia di tragedie degli ultimi anni che non si sono fermate neanche negli ultimi mesi, perché secondo i dati forniti dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) si stima che dall’inizio dell’anno siano circa 170 le persone morte o disperse in mare solo nella tratta Libia – Europa.
L’ennesima notizia di un bollettino di guerra quella di ieri: erano in 55, né è sopravvissuto uno solo avvinghiato ad una tanica, disidratato e in stato di ipotermia, ma ha potuto raccontare l’ennesima odissea finita nel modo più sciagurato.
Ed allora, per Rosalba Bove D’Agata, responsabile dell’Area Dipartimentale “Immigrazione ed Integrazione di Italia dei Valori, il più grave dramma dev’essere per l’Italia occasione per dimostrare che si è cambiata letteralmente rotta: dalla criminale politica dei respingimenti di maroniana-berlusconiana memoria, a quella di una vigilanza umanitaria fatta di uomini e mezzi italiani a tutela di migliaia di vittime umane colpevoli, solamente, di voler scappare da fame, carestie e guerre.
 

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