Ebola: in Mali morta la bimba malata. Aveva 2 anni la prima vittima del virus Ebola nel paese africano.

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La prima malata di ebola in Mali dall'inizio dell'epidemia, una bambina di 2 anni, è morta ieri. La bimba era stata colpita dalla malattia il 20 ottobre e Kayes, nell'ovest del paese, poco dopo essere arrivata con la nonna dalla Guinea, uno dei paesi in cui il virus sta mietendo più vittime.
L'indomani era stata ricoverata in ospedale. Secondo l'OMS, ha viaggiato in bus quando già manifestava i primi sintomi e altri viaggiatori potrebbero essere stati esposti al contagio. Quarantatré persone sono sotto osservazione. L'organizzazione ha chiesto a Bamako di creare urgentemente un reparto d'isolamento e di tenere informata l'opinione pubblica.
Il Mali è il sesto paese africano in cui la malattia si manifesta, dopo la citata Guinea, la Liberia, la Sierra Leone, la Nigeria e il Senegal. In questi ultimi due è già ufficialmente debellata. Intanto arrivano buone notizie sul fronte della sperimentazione contro il virus osserva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. In Germania sperimentata terapia contro il virus che è efficace e a basso costo. Il trattamento in questione ha portato alla guarigione di un paziente dopo cinque settimane di terapia in una clinica universitaria di Amburgo e potrebbe essere esportata con successo anche nelle regioni più colpite dall'epidemia perché non necessita di mezzi sperimentali, né di macchinari high-tech.
"La può portare avanti qualsiasi infermiera o medico", ha spiegato il medico tedesco Stefan Schmiedel, principale responsabile della terapia del paziente guarito.
Il senegalese trattato con successo in Germania è stato curato soprattutto con terapie alimentari di sostegno, in particolare con infusioni. I particolari della cura sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine.Se queste misure fossero diffuse maggiormente nelle zone più colpite dall'epidemia, secondo Schmiedel si potrebbe ridurre la mortalità del virus. Un presupposto fondamentale, tuttavia, sarebbe l'adeguata presenza di sanitari: "Il fattore critico è effettivamente il personale", ha spiegato il medico 51enne, che presto partirà per la Sierra Leone con l'organizzazione Medici senza frontiere. L'uomo, padre di quattro bambini, ha spiegato di non avere "affatto paura" di venire infettato: "So come ci si protegge", ha spiegato.
 

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