Diritti umani. Messico: prete accusa, fosse comuni con corpi senza organi

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Il traffico di esseri umani e di organi non conosce confini né pietà. Lo "Sportello dei Diritti", associazione da anni impegnata nella tutela dei diritti umani anche contro la tragedia della tratta che trova ogni giorno conferme in svariate parti del mondo, esprime profondo sconcerto dopo la notizia apparsa anche sul quotidiano nazionale spagnolo El Pais secondo cui in Messico esisterebbero fosse comuni con corpi, "tanti" e soprattutto di immigrati clandestini, senza organi.
La macabra denuncia sarebbe arrivatata da padre Alejandro Solalinde, sacerdote messicano molto noto per la sua lotta in difesa dei diritti umani che punta il dito sulle mafie dei trafficanti di esseri umani che abusano degli immigrati illegali.
In almeno tre località del sud del Messico - ha sottolineato Solalinde - sono stati ritrovati cadaveri ai quali mancavano vari organi: questo proverebbe che "esistono organizzazioni che usano gli immigrati senza documenti per il traffico di organi". Per ora nessuna indicazione delle località: "al momento non posso rivelare" ha aggiunto il sacerdote indicando comunque che nei siti sono stati ritrovati i cadaveri.
Ma "sono state le autorità locali a parlarmene", ha aggiunto spiegando che si tratterebbe "di corpi di migranti". Se "si fosse trattato di gente del luogo qualcuno avrebbero reclamato i loro corpi, che sono tanti", ha precisato Padre Alejandro, Solalinde, noto in Messico come direttore di "Hermanos del Camino", un rifugio per migranti a Ixtepec, nello Stato di Oaxaca, ha sottolineato che le mafie di trafficanti di esseri umani "sono organizzazioni sofisticate, che devono operare con la complicità" di funzionari del sistema sanitario nazionale.
"È un fatto grave", ha proseguito il sacerdote, premiato dal presidente messicano Pena Nieto per il suo impegno umanitario a favore degli immigrati.
Ogni anno, circa 140.000 persone entrano illegalmente in Messico per cercare di raggiungere gli Stati Uniti. Alcuni di loro restano vittime di rapine, estorsioni, sequestri di persona e sono molti i casi di omicidio. Tre anni fa una settantina di clandestini provenienti da Honduras, El Salvador, Ecuador e Brasile sono stati assassinati a sangue freddo, a Tamaulipas nel nord-est del paese, e i sospetti sono caduti sul cartello della droga Zetas. Due anni fa altri cadaveri di immigrati clandestini sono stati trovati in fosse comuni.
Una notizia sconvolgente, spiega Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", che dovrebbe far rivolgere l'attenzione alle istituzioni internazionali per verificarne la veridicità e per bloccare immediatamente ogni possibile reiterazione di questo massacro. È ovvio però che se c'è un'"offerta" di organi, bisognerebbe andare a fondo per capire da dove provenga la domanda che facendo un azzardo non molto avventato potrebbe derivare dai paesi del Nord America e forse anche dall'Europa.

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