Denunce di violazioni di diritti umani in Libia. Libici neri ed immigrati dell'africa sub-sahariana vittime della violenza dei comitati locali sono bloccati in campi profughi di Tripoli in condizioni squallide e disumane.

carcere libico

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Sarebbero migliaia, secondo i racconti di giornalisti free- lance, perché la stampa ufficiale, se non la sola Al Jazeera, non ne sta parlando, i libici neri e gli immigrati dell'africa sub – sahariana, stipati in campi profughi e quasi abbandonati a sé stessi nell'area portuale nelle propaggini occidentali di Tripoli.
Gli uomini di colore, secondo alcuni testimoni, appaiono, quindi, come dei veri e propri bersagli da perseguire, perché purtroppo la discriminazione contro le minoranze pare che recentemente abbia ritrovato nuova vita in Libia in conseguenza del caos seguito alla guerra civile che continua a persistere nel paese del nordafrica.
Molti di questi sono lavoratori arrivati dai Paesi a sud della Libia negli anni precedenti, che all'indomani dell'inizio della rivoluzione si sono ritrovati senza un lavoro e allo sbando e dopo essere stati catturati, malmenati e derubati, senza motivazioni ufficiali vengono spediti nella zona portuale della capitale ad attendere non si sa che, in condizione totalmente disumane e nella più totale disperazione.
Perché l'assenza di un'autorità centrale legittimata e forte avrebbe fatto divampare una vera e propria caccia all'uomo contro i neri che purtroppo sono vittime incolpevoli della possibilità lasciata ai comitati cittadini locali di arrestare e detenere chiunque, e quindi in maniera particolare i migranti che sono i più vulnerabili poiché non esiste al momento nessun sistema di giustizia legittimato anche temporaneo.
La campagna di arresti ha allarmato le associazioni per i diritti umani e dimostra le persistenti tensioni razziali acuite dalla rivoluzione e dall'assenza di un'autorità centrale forte, nonostante l'esistenza del Consiglio nazionale di transizione che solo da pochi giorni comincia ad affermare il controllo su un paese che era stato governato dalla famiglia Gheddafi per oltre quarant'anni.
Alla luce di queste denunce, Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", si rivolge al governo italiano affinché richieda in via urgente un intervento dell'ONU per tutelare i diritti umani dei neri di Libia e degli immigrati dell'africa sub-sahariana che attualmente si trovano in quel paese, prima di essere costretti a "piangere" per una catastrofe umanitaria annunciata.
 

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