Ceppo di influenza aviaria infetta uomo per la prima volta

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Un ceppo di influenza aviaria che gli scienziati pensavano non potevano infettare le persone è stato scoperto in una donna taiwanese. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta, quindi, di una brutta “sorpresa” che dimostra come gli scienziati debbano fare di più per individuare i ceppi influenzali più virulenti prima che accadano epidemie globali.
Su un fronte più promettente, alcuni scienziati hanno pubblicato risultati incoraggianti sui primi test umani di un possibile vaccino contro un diverso tipo di influenza aviaria che si sta diffondendo attraverso l'Asia da quando è apparsa per la prima volta in Cina la scorsa primavera, e che si teme possa avere un potenziale pandemico.
La donna, 20 anni d’età, è stata ricoverata a maggio con una infezione polmonare. Dopo il trattamento con Tamiflu e antibiotici, è stata rilasciata. Uno dei suoi tamponi faringei è stato inviato al Centro di Taiwan per il controllo delle malattie. Gli esperti hanno identificato l'influenza aviaria H6N1, ampiamente circolante nei polli dell'isola asiatica.
Il paziente, che non è stato identificato, ha lavorato in un negozio di gastronomia e non aveva avuto alcuna connessione diretta con dei volatili vivi. I ricercatori non riuscivano a capire come era stata infettata. Ma hanno notato che molti dei suoi parenti stretti e amici aveva sviluppato sintomi simil-influenzali dopo aver trascorso del tempo con lei, anche se nessuno è risultato positivo per H6N1.
La ricerca è stata pubblicata online giovedì 14 novembre sulla rivista Lancet Respiratory Medicine.
Dal momento che il ceppo H5N1 dell'influenza aviaria scoppiò nel sud della Cina, nel 1996, i funzionari della sanità pubblica hanno monitorato attentamente il suo progredire - che finora ha ucciso più di 600 persone, per lo più in Asia. Diversi altri ceppi di influenza aviaria, tra cui l’H7N9, che è stato identificato per la prima volta in Cina nel mese di aprile, hanno anche causato preoccupazione, ma nessuno finora ha mutato in una forma in grado di diffondersi facilmente tra le persone.
Alcuni studiosi europei hanno rilevato che l’evolversi dei virus influenzali troppo spesso è sottovalutato nei paesi d’origine
Gli scienziati spesso monitorano gli uccelli per vedere se il virus li sta uccidendo, nel tentativo di indovinare quale ceppi influenzali potrebbero essere potenzialmente pericolosi per l'uomo - ma né l’H6N1 né l’H7N9 si manifestano in maniera particolarmente virulenta negli uccelli.
Alla luce delle osservazioni dei ricercatori europei, che hanno chiesto maggiore sorveglianza sui virus influenzali di origine animale e più ricerca nel predire quali possano causare grandi epidemie o addirittura pandemie globali, lo “Sportello dei Diritti”, si augura che l’Organizzazione Mondiale della Sanità monitori attentamente la situazione per evitare che ci sia il benché minimo passaggio da animale a uomo di questi temibili virus influenzali.
 

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