Carica il telefono mentre fa il bagno: adolescente muore folgorata nella vasca da bagno
Lo Sportello dei Diritti: “Non utilizzare dispositivi in carica mentre si fa il bagno”

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Una studentessa delle superiori è morta a Parigi dopo essere rimasta folgorata nella vasca da bagno mentre stava ricaricando il telefono. Secondo i media locali, la studentessa del terzo anno delle superiori è rimasta folgorata mentre caricava il telefono nella vasca da bagno, cosa che ne ha causato la morte. Il giorno dopo la tragedia, nei pressi della scuola superiore nel VII circolo della capitale, gli studenti sono rimasti profondamente colpiti dallo shock. "Caricare il telefono nella vasca da bagno mentre si fa il bagno è assolutamente vietato, anche se il telefono è impermeabile ", spiega Florence Delettre, presidente di Promotelec (un'associazione che riunisce gli stakeholder dei settori elettrico, edile e dei beni di consumo). Florence Delettre sottolinea che il connettore del telefono non è impermeabile e che il cavo di ricarica conduce elettricità alla presa a muro. Ciò rappresenta una media di 3.000 accessi al pronto soccorso ogni anno a causa di folgorazioni accidentali. Nel 2022, sono stati registrati 34 decessi accidentali per folgorazioni, secondo le statistiche nazionali francesi. La causa della morte è chiara: folgorazione causata da un telefono e dal cavo di ricarica caduti in acqua. Dunque, il motivo principale è «folgorazione», ovvero il passaggio di elettricità da un agente esterno al corpo, tramite un conduttore, in questo caso l’acqua. A spiegarlo, è un esperto: «L’acqua è un conduttore di corrente ed è il motivo che ha scatenato la tragedia. Se il telefono non fosse stato collegato a una fonte di energia da 220 volt non sarebbe successo nulla». La spiegazione è corretta, almeno in parte. All’interno dei telefonini odierni c’è una batteria che non rilascia corrente verso l’esterno anche quando il dispositivo è acceso. Non a caso, cresce sempre più il numero di smartphone con certificazione IP67 o IP68, capaci di resistere a cadute accidentali in acqua o a immersioni più profonde e durature, fino a 3 metri e a 60 minuti. Il problema qui è la connessione del cellulare ad una sorgente elettrica, che porterebbe a seri incidenti solo in determinate situazioni. C'è un però: la potenza da 220 volt di cui parla l'esperto non viene trasferita, totalmente, al cellulare perché ridotta e canalizzata dal trasformatore inserito nel caricabatterie. Al contrario, avremmo smartphone bruciati al primo caricamento. Le cause vanno allora ricercate altrove. Lo smartphone di per sé non veicola elettricità. Anche se fosse agganciato alla presa a muro e da questa si staccasse per finire in acqua, la quantità di corrente che dalla porta di alimentazione passa per il cavetto non sarebbe tale da causare una folgorazione (si parla di 3 volt). Certo, porte difettose o cavi sbucciati con parti scoperte indurrebbero esiti fatali ma sono solo congetture che le indagini dovranno chiarire. Una possibilità, la principale da vagliare, è quella della caduta in acqua di tutto il caricatore, i cui “dentini” potrebbero essere il presupposto del passaggio di corrente da una fonte primaria attraverso il conduttore, e da qui alla persona immersa. Una potenza sicuramente minore di 220 volt ma resa rischiosa da alcune condizioni, come l’assenza di un salvavita. Ed è quanto successo ad una ragazza di Crotone, folgorata da una ciabatta caduta nella vasca, alla quale era attaccato un telefonino in ricarica. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta dell'ennesimo caso segnalato e rimbalzato alle cronache circa i rischi connessi all'uso di telefonini e smartphone che sono diventati oggetti insostituibili nella vita di ognuno di noi. Proprio per questo, è necessario che le case produttrici adottino maggiori accorgimenti, anche in termini d'informazione ai consumatori per evitare che si ripetano casi analoghi al fine, anche, di non utilizzare dispositivi in carica mentre si fa il bagno.
