Botulino: in Italia 446 casi in 38 anni. In Molise, morte mamma e figlia in questo fine settimana
L'ipotesi che sia stata proprio un’epatite fulminante da intossicazione alimentare da botulino, è per ora la più accreditata. Avevano mangiato pesce. In Campania, Calabria e Sardegna la maggioranza degli episodi. All’origine dell’elevato numero di casi di botulismo in Italia potrebbe esserci l’abitudine di conservare il cibo con metodi tradizionali e domestici

Dettagli della notizia
Dal 2021 al 2024 sono stati segnalati 1.276 casi clinici di botulismo, di cui 574 confermati in laboratorio. Di questi 574 sono stati confermati dai successivi esami di laboratorio. Il 91,6% dei casi accertati era di origine alimentare, il 7,5% si riferiva al botulismo infantile e lo 0,9% a botulismo da ferita. Il numero di decessi è stato di 15 e il tasso medio di letalità della malattia pari al 2,6%; tale tasso di letalità è diminuito passando dal 3,8% del periodo 2001-2011 al 2,6% del 2012-2024. E’ proprio il Belpaese a detenere il primato europeo (dati Iss). Tra le varie regioni è la Campania ad aver registrato il maggior numero di incidenti, quasi 100, seguita da Puglia e Lazio. Tuttavia anche in Molise, più precisamente a Pietracatella in provincia di Campobasso, che si sarebbero verificati gli ultimi episodi, in questo fine settimana. Il caso è ancora al vaglio degli inquirenti, ma l’ipotesi che sia stata proprio un’intossicazione alimentare da botulino che è per ora la più accreditata, a causare la morte di una ragazza di 15 anni, Sara Di Vita, e della madre Antonella Di Ielsi, di 50 anni Una cena fatale per la famiglia di Pietracatella. La sera della vigilia avrebbero cenato con pesce e frutti di mare, delle cozze. Dopo poche ore, si sono sentiti tutti male: padre, madre e figlia. Si sono recati al Pronto Soccorso dell'ospedale, ma sono stati rimandati indietro per due volte. L'Azienda Sanitaria Regionale del Molise ha disposto una indagine interna per verificare e ricostruire quanto è successo al Cardarelli. Probabilmente solo l'autopsia che è stata disposta dalla procura della Repubblica di Campobasso chiarirà se è stata un'intossicazione a causare i due decessi. I sintomi possono manifestarsi da poche ore ad oltre una settimana dal consumo dell’alimento contaminato (da 6 ore a 15 giorni). In generale, più precoce sarà la comparsa dei sintomi, più grave sarà la malattia. I casi meno gravi possono auto-risolversi, mentre le forme molto severe possono avere anche un esito fatale. I sintomi più comuni sono: annebbiamento e sdoppiamento della vista (diplopia), dilatazione delle pupille (midriasi bilaterale), difficoltà a mantenere aperte le palpebre (ptosi), difficoltà nell’articolazione della parola (disartria), difficoltà di deglutizione, secchezza della bocca e delle fauci (xerostomia), stipsi. “In molti casi – illustrano gli esperti Iss – compare anche la ritenzione urinaria. Nelle forme più gravi si assiste all’insufficienza respiratoria che può avere esito fatale per blocco della conduzione nervosa ai muscoli responsabili della respirazione. La sintomatologia caratteristica del botulismo ha una progressione simmetrica, interessa sia l’emisfero destro che quello sinistro del corpo, discendente dalla testa, al collo, al torace, fino alla paralisi degli arti e si manifesta con una paralisi flaccida”. Se diagnosticata in tempo l’intossicazione può essere curata con trattamenti di durata variabile, da qualche settimana a diversi mesi. “Le terapie sono svariate: si va da quella di supporto alla ventilazione, alla decontaminazione intestinale con carbone attivo. Nei casi più gravi può essere necessario il ricorso alla ventilazione assistita e alla nutrizione parenterale. La terapia specifica consiste nella somministrazione di un siero iperimmune – spiegano gli esperti dell’Iss -. Tale siero di antitossine botuliniche, distribuito dal ministero della Salute tramite la rete della scorta nazionale antidoti, deve essere somministrato in prima possibile, senza attendere gli esiti della diagnosi di laboratorio e in ambiente controllato. Pertanto il paziente affetto da botulismo necessita del ricovero ospedaliero, possibilmente in terapia intensiva”. Il Clostridium botulinum, il più noto tra i clostridi produttori di tossine botuliniche, è stato descritto come il microrganismo responsabile del botulismo per la prima volta nel 1897 da Emile van Ermengem, in seguito a un focolaio di botulismo alimentare verificatosi nella cittadina belga di Ellezelles, in occasione di un funerale. La malattia prende il nome dal termine latino ‘botulus’ (salsiccia) perché la sua descrizione fu associata inizialmente al consumo di salsicce preparate in casa. Tuttavia, almeno in Italia, la maggior parte dei casi di botulismo è correlata al consumo di prodotti di origine vegetale. Come evidenziato nel Report dell’Istituto Superiore di Sanità, “gli alimenti maggiormente coinvolti nei casi di botulismo che si verificano in Italia appartengono alla categoria delle conserve di vegetali in olio (47,7%), conserve vegetali in acqua/salamoia (25,5%), conserve di carne (7,8%), conserve di pesce (7,8%), prosciutto (4,6%) salami e salsicce (3,3%), conserve di formaggio (2,0%), alimenti macrobiotici (1,3%)”. Tra i prodotti conservati in olio sono stati i funghi ad aver causato il maggior numero di intossicazioni, seguiti dalle cime di rapa. Una delle ragioni principali di questa alta incidenza del botulismo in Italia, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, risiede nella tradizione conserviera ancora molto radicata nel Paese. L’Italia è famosa per i suoi metodi tradizionali di conservazione degli alimenti, che sono stati tramandati per generazioni. Non a caso, l’incidenza è maggiore nelle regioni del Sud Italia, dove la tradizione conserviera è più radicata. Secondo gli esperti, il botulismo in Italia, soprattutto nelle Regioni meridionali, rimane un problema di salute pubblica, principalmente correlato all’ingestione di conserve di produzione domestica impropriamente fatte.
