Allarme randagismo: centri urbani invasi da cani aggressivi mentre aumentano i casi di abbandono. La colpa? È anche della crisi e di politiche inadeguate. L'ultima aggressione segnalataci a Lecce

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Lo "Sportello dei Diritti" sin dall’avvento della crisi economica si sta occupando degli effetti della stessa nel Belpaese. Effetti che non si fanno sentire solo sull’economia e finanzia ma che vanno a ricadere in ogni angolo del sociale, inteso anche latu sensu. E se pensiamo alle, purtroppo, ovvie sofferenze di milioni di italiani che sono al di sotto della soglia della povertà o comunque a rischio, stiamo dimenticando che anche gli animali subiscono direttamente le conseguenze del peggioramento generalizzato delle condizioni economiche: aumentano gli abbandoni di quelli domestici, le associazioni che si occupano della tutela e dei diritti degli animali patiscono i tagli alle donazioni e dei finanziamenti pubblici alle loro attività.
Alla luce di questi danni visibili, sono i migliori amici dell’uomo, senz’altro i più diffusi tra gli animali domestici, i cani, a subire gli effetti più evidenti, con migliaia di nuovi e vecchi randagi che, abbandonati da famiglie che non riescono più a far fronte quasi alle proprie esigenze alimentari, percorrono le strade delle periferie e dei centri urbani, ritornando all’originaria forma di gruppo, il branco.
Alcune stime parlano che a causa dell’aumento di Iva e dei prezzi su prodotti alimentari per animali e delle spese veterinarie, già da quest’anno la soglia dei cani a rischio abbandono potrebbe arrivare sino a 250.000 rispetto al numero di abbandoni attuali che si attestano già su cifre altissime (all’incirca 100.000 cani all’anno) con il conseguente pericolo di far collassare il sistema dei canili italiani già perennemente in crisi, soprattutto nelle aree meno “emancipate” del Paese.
Solo per segnalare un recente fatto di cronaca sulle decine che ci vengono segnalate, proprio qualche giorno fa, un noto elettrauto di Lecce è rimasto vittima di una vero e proprio attacco tesogli da un gruppo di cani randagi di grossa taglia. L’uomo si trovava a passeggiare tranquillamente in una zona periferica a due passi della propria residenza estiva in località San Ligorio, con al guinzaglio il proprio cane. Proprio l’amico a quattro zampe pare abbia attirato l’attenzione del branco di randagi, che ad un certo punto sono spuntati da dietro ad un muretto a secco e si sono avventati contro il cane, letteralmente sbranandolo. Non contenti di aver azzannato il povero animale, la muta arrabbiata si è rivolta contro il malcapitato padrone che solo per un caso riusciva a mettersi in salvo barricandosi nella sua autovettura che comunque veniva presa a morsi dai vagabondi che ne hanno danneggiato la carrozzeria rompendo il finestrino della porta del lato guida.
Che dire! Non è più solo un caso isolato quello denunciato a Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", che ricorda come l’abbandono di animali domestici sia purtroppo ancora un reato sanzionato dal codice penale italiano con pene troppo miti (l&\#39;arresto fino ad un anno o con l&\#39;ammenda da 1.000 a 10.000 euro) insieme al maltrattamento di animali e che per tali ragioni merita una revisione nel senso dell’inasprimento delle sanzioni previste.
Al di là di queste ragioni di natura pubblicistica, risulta evidente come in alcuni comuni la riduzione delle entrate abbia costretto le amministrazioni locali a diminuire gli sforzi per la prevenzione del “randagismo” che come è noto comporta ogni anno costi sociali crescenti ed elevatissimi per la collettività intera.
 

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