Alfredino Rampi, trent'anni fa la tragedia avvenuta a Vermicino. La sua storia creò le condizioni per l'istituzione della Protezione civile

Alfredino era precipitato in fondo a un pozzo profondo ottanta metri a Vermicino, a metà strada tra Roma e Frascati.

alfredo rampi

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Alfredo era caduto nel pozzo nel pomeriggio di mercoledì 10 giugno del 1981. Quando arrivarono i primi soccorritori, il bambino era rimasto bloccato a 36 metri di profondità. Impossibile tirarlo su dall'alto. Si provò prima calando una tavoletta di legno, ma s'incastrò nello strettissimo pozzo. Così si decise di scavare un tunnel parallelo, ma fu un errore colossale. Lo smottamento del terreno fece precipitare Alfredino per altri trenta metri. Cominciò così una straziante sequenza di tentativi, tutti inutili, per salvarlo. Mentre un vigile del fuoco si teneva in costante contatto con Alfredino, ferito ma ancora vivo, parlandogli in continuazione, al pozzo maledetto arrivarono frotte di volontari pronti a farsi imbracare per calarsi e tentare di raggiungerlo. Uno di loro, Angelo Licheri, professione tipografo, piccolo e magro, riuscì a toccarlo, ma non ad afferrarlo.Fu tutto vano. Alfredino morì alle 6,30 del 13 giugno 1981 (e il suo corpo fu recuperato 28 giorni dopo). Sua madre, Franca Rampi, creando una fondazione in suo nome, cominciò una lunga battaglia che, grazie anche all'aiuto di Pertini, portò alla nascita della Protezione civile, istituzione fino allora inesistente.

 

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