Alcaloidi pirrolizidinici oltre i limiti consentiti, richiamata borragine a cubetti surgelata
Il Ministero della Salute segnala ritiro per rischio chimico. Ecco info e lotto
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- Data: 31.10.25
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Dettagli della notizia
Il Ministero della Salute ha segnalato attraverso il suo portale dedicato agli “Avvisi di sicurezza e ai Richiami di prodotti alimentari da parte degli operatori”, un lotto di borragine a cubetti surgelata prodotta dall’azienda Rolli Alimentari. Il motivo indicato sull’avviso di richiamo è la presenza di alcaloidi pirrolizidinici oltre il limite: si tratta di sostanze naturalmente presenti nelle piante (in particolare in Boraginaceae, Asteraceae e Fabaceae), ma potenzialmente cancerogene. Il prodotto in questione è venduto in confezioni da 2,5 kg con il numero di lotto LR164A e il termine minimo di conservazione del 30/06/2027 (EAN 8000235997856). L’azienda Rolli Alimentari Spa sita in via Nazionale n° 544 a Roseto Degli Abruzzi, in provincia di Teramo ha prodotto le confezioni di borragine surgelata a cubetti richiamate. A scopo precauzionale,Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda quindi di non consumare la borragine surgelata con il numero di lotto e il termine minimo di conservazione sopra indicati. Le consumatrici e i consumatori eventualmente in possesso del prodotto richiamato possono restituirlo al punto vendita d’acquisto. Gli alcaloidi pirrolizidinici sono sostanze molto tossiche, soprattutto a livello epatico, prodotte da alcune piante, tra cui la borragine. Si trovano principalmente in alcune famiglie delle Boraginaceae, Asteraceae, Orchidaceae e Leguminosae, ma anche nelle Convolvulaceae e Poaceae e in almeno una specie delle Lamiaceae. Si stima che nel mondo il 3% delle piante da fiore contengano tali sostanze. I PA noti come PA 1,2-insaturi sono dei potenziali cancerogeni genotossici, ovvero possono causare danni al DNA nel lungo termine. Sono sospettati inoltre di avere un’elevata epatotossicità acuta e cronica. La pericolosità degli alcaloidi pirrolizidinici non è una scoperta recente: casi di tossicità epatica dovuti all’ingestione di piante come senecio, eliotropio e crotalaria sono documentati fin dagli anni ‘20.
