Ha diritto alla rendita Inail chi utilizza il cellulare aziendale per lavoro e si ammala di tumore. Per l'addetto alle vendite il Tribunale di Firenze dice sì all'inabilità permanente all’addetto alle vendite. Sussiste il nesso di causalità tra il neurin

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Ha diritto alla rendita Inail il lavoratore colpito dal cancro al cervello perchè sussiste connessione tra il neurinoma all’ottavo nervo cranico e l’uso del cellulare per ragioni lavorative: per il Tribunale di Firenze, sezione lavoro, con la sentenza 391/17 - che Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, ritiene meritevole di diffusione - non si tratta solo di una mera possibilità, ma risulta probabile il nesso causale tra la patologia e l’utilizzo del telefonino. Sono svariati i motivi che fanno concludere ciò al Ctu incaricato dal giudice del lavoro Vincenzo Nuvoli: in primo luogo la classificazione dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) che ritiene i campi elettromagnetici «possibili cancerogeni»; in secondo la circostanza che il lavoratore con mansioni di addetto alle vendite abbia usato per varie ore al giorno i primi apparecchi mobili in circolazione, quando le stazioni radio-base dovevano essere molto potenti per garantire il segnale; ed infine, la localizzazione della neoplasia sul lato destro del capo, verosimilmente di maggior utilizzo al telefono. Nella fattispecie l’Inail è stata condannata a versargli l’indennizzo in rendita per inabilità permanente al 16 per cento con decorrenza dalla domanda amministrativa (e interessi dal 121° giorno successivo). Il dipendente di una società di import – export aveva svolto mansioni di addetto alle vendite tra il 1994 e il 2007 che lo avevano portato ad utilizzare prima i telefonini Tacs, poi i Gsm e ancora gli Umts, in un periodo in cui la telefonia mobile è agli albori e alta risulta la potenza adattiva delle mega-antenne, che all’epoca sono poco diffuse sul territorio. A corroborare la valutazione circa la sussistenza del nesso eziologico è stata la Ctu che conferma come l’esposizione alle radiofrequenze può ritenersi almeno una concausa del tumore che oggi affligge il lavoratore: la Iarc evidenzia la maggiore probabilità di insorgenza di malattie neoplastiche tra gli utilizzatori di cellulari, mentre l’Inail non contesta il prolungato uso per lavoro da parte dell’assicurato, confermato dalla relazione peritale in quanto compatibile con le mansioni del lavoratore. Tanto basta al giudice per ritenere integrata la causa di servizio della patologia, che ben può essere affermata sulla base di un rilevante grado di probabilità. Il fatto poi che il cellulare venga utilizzato anche per motivi personali non esclude il rapporto concausale con l’attività lavorativa né il mancato uso degli auricolari può costituire una libera determinazione priva di alcun diretto collegamento con il servizio svolto alle dipendenze del datore.  

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