L’ INCHIESTA / CHI HA UCCISO PEPPINO BASILE? – 5 / CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA

omicidio

Dettagli della notizia

Fa già caldo estate, a Ugento, il 14 giugno del 2008. E’ l’ ultimo giorno di vita di Peppino Basile.

Come Santiago Nasar, il protagonista del romanzo ‘Cronaca di una morte annunciata’ di Gabriel Garcìa Marquez, anche Peppino Basile si era alzato quella mattina per uscire per le strade del paese.

Come Santiago Nasar, non sapeva che sarebbe stato ucciso, mentre altri lo sapevano.

I suoi sicari si stanno preparando.

Come Santiago Nasar, ucciso a coltellate. A differenza di lui, senza giustizia, con i sicari mai arrestati.

E’ incedibile certe volte il gioco di corrispondenze fra letteratura e realtà, è strano come a volte la vita si serva di tante casualità proibite alla fantasia.

Come Santiago Masar avrebbe dovuto incontrare il vescovo in visita pastorale al suo paese, così anche Peppino Basile quella mattina avrebbe dovuto incontrare il vescovo, Vito De Grisantis, e poi con lui addirittura il Papa, Papa Benedetto XVI, in visita pastorale a Santa Maria di Leuca, al Santuario, che da Ugento dista solo pochi chilometri

Ma non ci andò.

Se ne stupì il parroco di Ugento don Stefano Rocca: “Peppino aveva anche l’invito personale del Vescovo Vito De Grisantis” – ricorda il prete – “ma a Leuca non si è fatto vedere”.

Perché non ci andò?

Presumibilmente, perché aveva qualcosa di più urgente, di più dirompente, da fare quella mattina. Presumibilmente, legato alla ‘bomba’ che, come abbiamo raccontato nelle terza puntata di questa nostra inchiesta, aveva preannunciato di voler rivelare al suo giornalista di fiducia, il direttore di ‘Canale 8′ Gaetano Gorgoni, e di cui aveva fatto cenno al suo più stretto collaboratore, Giovanni D’ Agata.

Cosa fece?

Non possiamo saperlo.

Sappiamo solo quello che cosa fece la sera, trascorsa in trattoria, a cenare e a ballare insieme agli amici.
 Non lo sapeva, che sarebbe stato ucciso.

Le altre volte, le sue denunce avevano fatto più o meno clamore, più o meno in paese in tanti non lo sopportavano, e per una ragione o per l’ altra ce l’ avevano con lui. Più volte, lo avevano scritto pure sui muri.

Ma questa volta, è diverso, e Peppino non lo sa. Questa volta è proprio vero, aveva fra le mani una bomba.

Presumibilmente, nella nostra ipotesi, è stato ucciso proprio per non aver ancora detto, per non essere ‘uscito’ con la denuncia: prima che lo facesse, affinché non potesse farlo. Perché oltre alla mezza frase detta a D’ Agata, e al preannuncio indistinto fatto a Gorgoni, sempre presumibilmente Peppino Basile aveva accennato ad altri, o in sede istituzionale, o in perfetta buona fede per chiedere aiuto a qualche tecnico della situazione, delle sue ricerche, delle sue notizie sui rifiuti radioattivi.

Il passo falso. L’ annuncio della sua condanna a morte. Perché in qualche modo, nella nostra ipotesi, la situazione è arrivata così al mandante, che ha messo in movimento i sicari, oppure che ha chiesto aiuto, per provvedere di persona, non lo sappiamo, non possiamo saperlo, certo però perché non voleva rischiare di veder compromessi i propri interessi, a qualunque livello fossero, nella ‘novità‘ che Peppino aveva scopeto, o stava per scoprire, e che di lì a poco avrebbe sicuramente denunciato.

 

Mancano pochi minuti all’ una di notte, quando, lasciati gli amici in trattoria, Peppino Basile, bordo della sua Panda, torna a casa, in via Nizza, nella periferia isolata del paese.

Fa caldo anche di notte, fra le villette della zona, una vicina all’ altra, dove è difficile non dare nell’ occhio.

Ma i sicari, che per ragionevole ipotesi sono in due, nessuno li nota.

Sono arrivati, non sappiamo bene come, e aspettano: sanno che prima o poi la vittima tornerà a casa, come tutti i giorni.

Si appostano nei pressi del garage, defilati, e aspettano.

Gente esperta, preparata.

Quando, poco prima dell’ una, Peppino ritorna e scende dall’ auto, lo aggrediscono, lo colpiscono, e lo finiscono. Ventuno coltellate, per non lasciargli scampo. Cerca di difendersi, Peppino, ma è ripetutamente colpito, stramazza a terra, in un lago di sangue.

Le grida, il trambusto, svegliano e spingono alcuni vicini ad uscire, per andare a vedere cosa stesse accadendo, ma quando arrivano trovano solamente un cadavere.

“Professionisti, è un lavoro fatto da professionisti“ - ha detto a leccecronaca.it il generale Luciano Garofano, che conosce bene il caso, essendo stato consulente della difesa, nel processo che si concluse con l’ assoluzione degli imputati, e che quindi si era concentrato sulla scena del crimine, di cui ci ha parlato, evidenziando alcuni particolari significativi.

Le macchie di sangue, analizzate con la tecnica ‘bpa’, che ne studia forma e distribuzione; l’ esame autoptico, che indica che la vittima si era difesa, aveva tentato di farlo, e ciò contraddiceva l’ attacco portato da un minorenne e da una persona anziana e debole; l’ agilità e la forza necessarie in un agguato come questo, iniziato all’ interno della proprietà dell’ ucciso; le lesioni prodotte: tutto porta a ritenere che i sicari siano persone abili, esperte, forti e che abbiano preparato le loro mosse con scrupolo.

Inoltre, è significativa – dice il generale – la scelta dell’ arma adoperata. A differenza delle pistole, che lasciano sempre una qualche traccia, a cominciare dai proiettili, da cui è spesso possibile risalire all’ arma e dunque a chi l’ha usata, i coltelli non lasciano traccia.

 

Finisce così, in questo modo atroce, nel sangue dalle ferite delle coltellate, a 61 anni, la vita generosa di Peppino Basile, sempre contro le ingiustizie, sempre dalla parte degli umili, degli indifesi, sempre ad aiutare di tasca sua chi non ce la faceva ad arrivare a fine mese, e non che fosse ricco, anzi, semplicemente era generoso di quel po’ che aveva.

Sognava un governo ‘dalla parte del popolo’ e si è portato il suo sogno nella tomba: ma gli fa buona compagnia, gli darà per sempre dignità e grandezza.______

( 5 – fine )

LE PUNTATE PRECEDENTI:

1 – SANGUIGNO, PASSIONALE. SEMPRE IN PRIMA LINEA. SEMPRE A VOCE ALTA. MA SOTTOVOCE AGLI AMICI DICEVA: ‘Prima o poi qualcuno mi ammazzerà‘

di Roberta Nardone

http://www.leccecronaca.it/index.php/2017/01/08/l-inchiesta-chi-ha-ucciso-peppino-basile-1/

 

2 – IL SALENTO, LA NUOVA, VERA, GRANDE TERRA DEI FUOCHI. C’E’ DI TUTTO, DI PIU’. E ANCHE PEGGIO

di Antonella Elefante

http://www.leccecronaca.it/index.php/2017/01/09/l-inchiesta-chi-ha-ucciso-peppino-basile/

 

3 – “Un contatore Geiger, dove lo posso trovare?”

di Giuseppe Puppo

http://www.leccecronaca.it/index.php/2017/01/10/l-inchiesta-chi-ha-ucciso-peppino-basile-4/

 

4 – Esistono rifiuti radioattivi nel Salento?

di Eleonora Ciminiello

http://www.leccecronaca.it/index.php/2017/01/11/l-inchiesta-chi-ha-ucciso-peppino-basile-3-le-indagini-della-magistratura-di-lecce-sui-veleni-interrati/
 

Immagini della notizia

omicidio

omicidio

Documenti e link

X